Ex-Macello

Installazioni area ex-Macello

Marta Biciego (murales)

L’installazione prevede un murales di 57 metri e delle statue di altezza 2,5 metri. L’obiettivo è riqualificare la zona con “angeli protettori della città” (potrebbero prestarsi a diventare fenomeno social).

 

IL LUOGO

Ex macello

La storia

Sugli argini del canale Villoresi, ad est della città, si trova la zona dell’ ex macello comunale, un tempo simbolo di Monza.

Infatti, per via della sua posizione centrale e strategica, era sede delle feste comunali e punto di ritrovo per allevatori e agricoltori. L’ex macello, che vantava il titolo di cuore pulsante della città, ora è pressoché in disuso e si ritrova ad essere situato nella periferia di Monza.

L’iniziativa del comune, di costruire un complesso per la macellazione delle carni, risale alla fine dell’Ottocento e nel 1906 venne inaugurato, con grande entusiasmo e altrettante aspettative da parte di tutti i cittadini e non solo degli addetti ai lavori.

Infatti, ogni anno, il 24 giugno, l’area diveniva sede della Sagra del Bestiame di san Giovanni, patrono della città e pertanto, questa zona in festa, diveniva l’occasione perfetta per riunire tutti i monzesi.

Gli affari degli allevatori e quindi del macello proseguirono bene per decenni, anche perché il complesso poteva contenere centinaia di cavalli, bovini, suini e vitelli in ben 44 mila metri quadrati; tuttavia, alla fine degli anni settanta, iniziò un lento declino, che impose la definitiva chiusura del macello nel 1984.

Non fu però soltanto la cessazione dell’attività a impedire all’ex macello di mantenere la sua importanza e il suo potenziale utilizzo, in quanto, l’anno seguente, con la famosa “nevicata del ‘85”, i tetti degli edifici, dove si macellavano bovini e suini, crollarono e, nonostante i tentativi di salvataggio del comune, l’area non tornò mai più come all’origine.

Tra i numerosi progetti di recupero, solo uno andò veramente a buon fine: grazie a un recente intervento venne riqualificata e rimessa a nuovo la palazzina dove una volta avevano sede gli uffici amministrativi dell’ex macello. Ad oggi è infatti utilizzata per dislocare il personale dell’ufficio Ambiente e Ecologia.

Descrizione

Il complesso dell’ex macello è suddiviso in tre parti: l’ex macello vero e proprio (zona adibita alla macellazione delle carni), il mercato del bestiame e il mercato ortofrutticolo il cui scheletro fu acquistato dalla Fiera campionaria di Milano del 1950.

Tra questi l’edificio che possiede maggior fascino è il fabbricato: Il corridoio centrale che presentava uno sviluppo in altezza e in larghezza, era destinato alla macellazione dei suini e allo smaltimento dei gas nocivi, mentre nei due corridoi laterali avvenivano le altre trattazioni della carne.

La struttura dei singoli edifici è un ottimo esempio di architettura industriale. Seppur di impianto ottocentesco, con il passare degli anni, il complesso risulta una commistione di ambienti di stili diversi per via delle aggiunte successive e dei dovuti rimaneggiamenti. Pesanti muri di mattoni sorreggono i tetti su cui sono posti dei timpani decorati da elementi sagomati in rilievo sul fregio. Le pareti sono scandite da sequenze di finestre di diverse dimensioni che fanno in modo che gli spazi interni si illuminino garantendo ottime condizioni di lavoro.

Macello, tripperia, panicatura, deposito di grassi, lavorazione del sangue e distribuzione delle carni trovavano posto nella zona ovest, mentre il corpo a sud era usato come deposito e gli uffici erano situati a est. Di quanto elencato prima rimane ben poco: si possono ancora leggere i nomi dei reparti all’ingresso degli spazi appositi e lo scheletro di sostenimento.

Aneddoti

Nel marzo del 2010 le rovine dell’ex macello hanno lasciato posto al più grande skate park in legno d’Italia, oltre 1.200 metri quadrati di pedane skatabili. Anche in questo caso le aspettative erano molto alte visto l’impegno per la realizzazione del progetto che avrebbe dovuto restituire dignità al luogo. Purtroppo però ebbe vita breve e presto il complesso divenne nuovamente un ammasso di rovine in attesa di un piano di recupero che rimetta in sesto la zona dalla situazione in cui versa tutt’ora.

(testo a cura di Bianca Cecarelli/  Tommaso Scotti)

 

 

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