Giardini Villa Reale

Istallazioni per i Giardini Villa Reale

Micol Mattavelli (animali)

L’installazione prevede degli animali in metallo di altezza 2 metri. La carpa rappresenta l’acqua, il picchio rappresenta l’aria e lo scoiattolo rappresenta la terra. Questi animali sono le mascotte  e sono tipici e vivono nel parco. L’obiettivo è evidenziare l’unione e la contraddizione tra natura,città e industria.

Seth Frignani (cono dorato di legno)

L’installazione prevede un cono dorato di legno, che riflette la luce con specchi e vetri colorati. L’obiettivo è creare un ambiente magico e distorto, in armonia con la natura circostante.

Denisa Gabriela Hanga (villa moderna)

Viene modificata la forma della Villa con luci ( davanti) e specchi (retro). Si ottiene così il contrasto tra la facciata della villa – moderna e tecnologica- e il retro -natura riflessa che rende la villa un tutt’uno con essa- L’obiettivo è avvicinare alla Villa un pubblico diverso, fatto di giovani che rispettino la natura.

Elisa Mircoli (bambù)

L’installazione prevede 5 strutture sonore alte 6 metri, in metallo e bambù. L’obiettivo è inserire in un luogo naturale un elemento artificiale che contrasti e al contempo conviva armonicamente con il paesaggio.

 

Il Luogo

I giardini reali circondano la Villa Reale e ne cingono il perimetro, superato il quale si trova il parco vero e proprio.

Voluti dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo e realizzati tra il 1778 e il 1783, sono storicamente il primo esempio di giardino all’inglese mai progettato in Italia. Il progettista Giuseppe Piermarini, l’architetto a cui si deve la Villa Reale e il teatro alla Scala di Milano, realizzò in circa 40 ettari un vero e proprio trionfo dell’asimmetria, contenente in sé l’idea di ricreare un giardino-paesaggio come l’Eden.

Per quanto riguarda invece l’utilità possiamo affermare che si tratta di un connubio, o almeno era così in passato, tra il giardino informale con funzione meramente contemplativa e il luogo di produzione di frutta e verdura: un esempio di unione tra utile e dilettevole, che caratterizzava il giardino e che lo allontanava dalla cultura inglese e francese. Secondo il gusto esotico diffuso all’epoca il parco era colmo di piante provenienti dai luoghi più lontani che purtroppo oggi sono sopravvissute solo parzialmente. Sicuramente da menzionare la rara specie Ginkgo biloba, probabilmente la più antica al mondo le cui origini risalgono a circa 250 milioni di anni fa. Possiamo anche trovare una grande varietà di alberi ultrasecolari: i “giganti verdi”, tra cui querce, cipressi, ippocastani, cedri del Libano, che per dimensioni o caratteristiche botaniche costituiscono un campionario impareggiabile.

Una tendenza espressa in questo giardino è quella di luogo di meditazione sulla storia, come si può vedere dagli edifici di ispirazione classica e goticheggiante come ad esempio il tempietto e la torretta neo-gotica. Il tempietto neoclassico, ideato da Piermarini, costituisce uno dei punti focali dei Giardini Reali: a pianta circolare e con pronao rettangolare, il piccolo edificio costituisce un ideale luogo di sosta grazie alla sua posizione rialzata sulla collinetta, tra le fronde di alberi e arbusti. La torretta neogotica riflette invece il Gothic Revival del secolo successivo: progettata da Canonica ma realizzata da Giacomo Tazzini nel 1822, presenta una struttura che richiama l’immagine delle fortezze merlate con torre di avvistamento tipiche dell’epoca Medioevale.

Il Parco

Nel 1805, più precisamente il 14 dicembre, Napoleone Bonaparte, allora anche Re d’Italia, ordinò con un decreto imperiale la costruzione del Parco della Villa Reale di Monza. I lavori vennero affidati a Luigi Canonica, un architetto svizzero già attivo a Milano e in Lombardia, il quale concepì il luogo come un parco-campagna, ovvero una grande azienda per l’allevamento di animali, un immenso vivaio per la coltivazione di piante esotiche per abbellire sentieri, strade e giardini ed una riserva di caccia.

Il Parco venne realizzato con successivi acquisti di terreni in gran parte appartenenti ai Conti Durini e ai Conti di Martesana, includendo anche alcune delle cascine preesistenti che vennero trasformate in funzione dell’uso agricolo a cui erano destinate, mantenendo sempre l’idea di manifestare il decoro dell’ambiente “regale” in cui erano collocate.

L’architetto si dedicò inoltre alla cura delle aree intorno a villa Mirabello e villa Mirabellino – edifici storici che all’epoca si trovavano sui territori annessi – che vennero riservate ad illustri ospiti in occasione delle cacce.

Il progetto di realizzazione, iniziato nel 1805, si concluse nel 1808 con la costruzione di un muro di cinta lungo 14 km e alto circa 3 m, interrotto da cinque porte che presero il nome dalle località sulle quali si affacciano: Monza, Vedano, San Giorgio, Biassono, Villasanta.

Fino agli inizi del ‘900 il parco, pur passando attraverso diverse gestioni, è stato preservato nel suo impianto originario ma, dalla cessione nel 1919 da parte di Vittorio Emanuele III all’opera Combattenti, il parco è stata progressivamente alterata con la costruzione di nuove strutture finalizzate all’intrattenimento. L’ultimo intervento è stato tuttavia di ripristino: nel 2014 è stata infatti avviata la ricostruzione del “Frutteto Matematico” progettato da Canonica del 1803.

 

Villa Mirabello

Villa Mirabello, edificio storico collocato all’interno dei territori annessi per la realizzazione del parco, venne edificata per volere di Giuseppe Durini tra il 1666 e il 1675 e fu progettata da Gerolamo Quadrio – una spiccata personalità artistica di quel periodo, che partecipò anche alla costruzione del Duomo di Milano. La villa appare un’esemplificazione della volontà della famiglia Durini di esplicitare il potere economico e politico raggiunto, una volta divenuti feudatari di Monza nel 1648.

Alla residenza, che appartiene alla tipologia della villa di delizia molto in voga in quel periodo nel territorio milanese, si accedeva attraverso uno scenografico viale alberato che la collegava alla vicina Villa Mirabellino.

La facciata è caratterizzata da un timpano neoclassico, mentre all’ interno si possono osservare ambienti con decorazioni volute dal cardinale Angelo Maria Durini, che commissionò la realizzazione degli affreschi situati nelle sale del corpo centrale della villa.

L’edificio ha subito nel corso del tempo scarsa manutenzione e numerosi cambi d’uso che hanno comportato ampi rimaneggiamenti. Nel 2015 importanti lavori di restauro e manutenzione hanno restituito splendore agli affreschi.

Villa Mirabellino

Villa Mirabellino venne edificata nel 1776 per volere del cardinale Angelo Maria Durini – lo stesso che commissionò la realizzazione degli affreschi situati nelle sale del corpo centrale di Villa Mirabello – sotto la guida dall’architetto Giulio Galliori.

Nel corso del tempo tale residenza fu la dimora di famiglie imperiali francesi e austriache mentre nel 1805 venne acquistata da Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia che la donò alla moglie Augusta Amalia di Baviera. In quello stesso periodo l’edificio fu inglobato nel Parco della Villa Reale.

Un trentennio più tardi, nel 1833, la Villa venne trasformata nella sua configurazione esterna dall’architetto Giacomo Tazzini, il quale eliminò gli elementi barocchi della facciata, uniformando l’edificio al gusto neoclassico.

Attualmente la villa è l’unica proprietà demaniale all’interno del Parco e per quanto riguarda il giardino, le piante locali ed esotiche che un tempo abbellivano l’area circostante, sono del tutto scomparse.

(testo a cura di  Enrico Marullo/ Carlotta Boifava)

 

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